Mirko Setti
Amo la natura, gli animali e le persone che fanno del rispetto un principio guida
Nasco nel 1966 a La Spezia, pratico escursionismo dal 1990 e sono socio CAI della Sezione di Sarzana.
Tra i miei interessi maggiori, esperienze ventennali nel campo della psicologia applicata e in quello filatelico, quest’ultimo soprattutto a livello culturale.
Numerose sono le guide escursionistiche da me pubblicate.


I percorsi trekking che ho intrapreso
Negli anni sono numerosi i percorsi a piedi intrapresi, nella maggior parte nel territorio italiano, ma anche in Francia e in Svizzera.
Oltre a tutti gli itinerari presenti nel territorio spezzino, dalla Val di Magra, alla Val di Vara, alle Cinque Terre, ho in bacheca l’intera rete sentieristica delle Alpi Apuane, dell’Appennino Parmense, dell’Appennino Reggiano, nonché parte di quello Modenese. A questi si aggiungono i sentieri della F.I.E., i percorsi nei territori comunali di Lerici, Ameglia, Sarzana, Castelnuovo Magra, Ortonovo e tutta la Lunigiana.
Le lunghe traversate a giorni di cui ho fatto esperienza sono:
- l’Alta Via dei Monti Liguri (38 tappe);
- la Grande Traversata del Biellese (15 tappe);
- il Sentiero Spallanzani (7 tappe);
- l’Anello del Benessere (3 tappe);
- la Grande Escursione Appenninca (28 tappe);
- il Sentiero Matilde (7 tappe);
- la Grande Traversata delle Langhe (6 tappe);
- l’Alta Via della Val Malenco (11 tappe + 4 varianti);
- l’Alta Via dell’Adamello (6 tappe);
- l’Alta Via 1 della Val d’Aosta (12 tappe);
- l’Alta Via 2 della Valle d’Aosta (14 tappe);
- il Garfagnana Trekking (10 tappe + 2 varianti);
- il Sentiero dei Ducati (11 tappe);
- il Sentiero delle Orobie Orientali (6 tappe);
- il Tour du Mont Blanc (12 tappe);
- la Grande Traversata delle Alpi (55 tappe).

Perché mi sono appassionato al Trekking Lunigiana
Là dove buongiorno, significa veramente buongiorno.
Che ci fosse qualcosa di diverso rispetto al solito l’ho avvertito sulla pelle. Quella che doveva essere una semplice esplorazione alla fine per me è diventato un gioco antropologico, l’estraneo che s’introduce in un mondo inchiodato nella propria cultura, l’errante per eccellenza alla ricerca dell’ignoto stretto in una profonda realtà spesso atavica.
I portali, le arcate, gli scantinati, l’olfatto che cattura ogni minimo dettaglio effuso dalle case, ma… ogni volta che provavo a restare fermo in un punto qualsiasi, magari osservando le rondini volare attorno ai loro nidi che da decenni e forse più si riparano sotto le gallerie dei volti, venivo avvicinato da più persone che, chiosando sulla mia venuta, sorridevano annuendo dei miei passi.
Ho creduto si trattasse d’una specie di beneplacito, ma c’era di più.
Una signora anziana mi invitava a prendere qualcosa narrandomi che in paese da qualche anno non vi erano più esercizi commerciali.
Un uomo, con un carico di legna sulle spalle, avanzava a fatica fermandosi di tanto in tanto senza tradire la sua rispettabile costanza.
Qualcuno mi osservava incuriosito dalla finestra e mi salutava non appena alzavo lo sguardo.
La postina, lasciato il proprio mezzo a nord del paese, passava di casa in casa a salutare e a consegnare la posta chiamando per nome ogni singolo abitante.
Un contadino mi mostrava con orgoglio parte del suo raccolto e nel frattempo mi chiariva la toponomastica locale.
Due donne parlavano fra loro a una certa distanza l’una dall’altra in un dialetto semplice e veloce.
Qualcuno mi spiegava come mai in paese non vi abitava più nessuno: “l’ultimo è deceduto una decina di anni fa, mentre la signora anziana che abitava in quella casa con le piastre e la stufa della cucina sistemate nel mezzo della stanza, alla morte del marito, è stata portata via dai figli per vivere nella bassa”.
Qualcuno mi ospitava a pranzo pur non conoscendomi.
Altri “pretendevano” il mio parere sul loro vino (io che sono astemio!).
C’era pure chi mi proponeva del formaggio perché “qui l’hè jenuino, l’hè marchio dop”.
Una signora mi raccontava la guerra vista dagli occhi di una ragazzina che ha perso madre, padre e nonni.
Le porte di casa che sono quasi sempre aperte e nei pressi spesso stazionano a terra cassette con ortaggi e frutta di stagione. I gatti che non scappano.
In un paese sono rimasti in cinque e uno di loro aveva le chiavi della chiesa perché tutti potessero andare a pregare nel tempo libero, tanto il prete non ci andava più.
In un altro paese addirittura la gente parlava con gli animali.
Lascio per ultimo un nonagenario che col suo bastone e gli occhi stillati mi indica il nido delle rondini, sistemato proprio laddove e allo stesso modo di come lui le osservava quand’era bambino…